Il Redattore Sociale ha intervistato il nostro presidente sulle vicende di Gela. Riportiamo di seguito l'intervista, pubblicata qui e qui.
Roberto Torta, presidente di Genitori e Autismo, sul messaggio dei parenti al funerale dei fratellini di Gela: "La mamma non gli ha riservato un futuro migliore. Ma se è una provocazione alle istituzioni, la condividiamo"
ROMA - Crescere un figlio autistico è un'impresa difficile. E non deve meravigliare se qualcuno non ce la fa. "Anzi, io a volte mi meraviglio che la maggior parte di noi riesca ad andare avanti". Roberto Torta, presidente dell'associazione Genitori e autismo, è papà di una ragazza autistica di 17 anni. In seguito al dramma di Gela, "abbiamo raccolto tanti commenti sull'accaduto, tutti dolorosissimi.
Sappiamo bene cosa significhi avere un figlio autistico e per questo non possiamo non comprendere il dramma di quella donna: una mamma fragile, che non è stata aiutata da nessuno: né dalla famiglia, né dalle associazioni, né dalle istituzioni. Se è vero, come sembra, che anche il secondo figlio mostrasse sintomi di autismo, la disperazione deve essere stata grande: si sarà chiesta come sarebbe andata avanti, visto che occuparsi di un figlio autistico è anche molto costoso".
E' allora condivisibile il messaggio dei parenti della donna, che durante il funerale di ieri hanno esposto uno striscione con su scritto "La nostra mamma ci ha riservato un futuro migliore"? Secondo Torta, "se si tratta di una provocazione alle istituzioni, siamo d'accordo. Se invece è un pensiero vero, non possiamo condividerlo, visto che la nostra associazione è nata, con grande impegno e tanta fatica, proprio per cercare di dare ai nostri figli una vita migliore su questa terra".
E la vita di una famiglia con un figlio autistico è davvero una corsa a ostacoli, secondo quanto testimonia lo stesso Torta: "Il primo problema si chiama Asl, che non ti fornisce alcuna terapia adeguata. Il secondo ostacolo si chiama scuola: gli insegnanti di sostegno sono completamente impreparati e non sanno comportarsi di fronte a una crisi di rabbia dei nostri figli, a un attacco di aggressività: cercano solo di contenerla, ma non è questo l'approccio giusto. Il terzo problema è la socializzazione: il bambino lo tieni sempre in casa, perché non puoi portarlo da nessuna parte: non al parco, non al ristorante, non al cinema, perché potrebbe creare problemi agli altri bambini. E tu, genitore, potresti trovarti a discutere con le loro mamme. Allora stai sempre in casa, solo con tuo figlio. E inizia la tragedia". (Chiara Ludovisi)